Come l'Araba Fenice è rinato dalle proprie ceneri.
Dato per morto, politicamente s'intende, cacciato frettolosamente nelle tenebre della Storia, l'uomo più amato e odiato d'Italia, colui che per quasi vent'anni, come un suo illustre predecessore, ha letteralmente dominato la scena politica italiana, è tornato. Sarà ancora Silvio Berlusconi il candidato Primo Ministro dello schieramento politico del Centro-Destra alle elezioni del 2013.
Il ritorno di Berlusconi mi ricorda, sotto certi aspetti e con le debite proporzioni, quel triste e abbattuto Mussolini che, dopo la sua deposizione decisa dal Gran Consiglio del Fascismo il 25 Luglio 1943, fu costretto dai nazisti a costituire la Repubblica Sociale, baluardo effimero contro l'avanzata degli Alleati verso i confini del Terzo Reich.
Gli Alleati contro cui Berlusconi oggi combatte non parlano inglese, ma indossano la toga nera e portano sotto il braccio il codice penale. Vituperati, bistrattati, etichettati come faziosi e comunisti. Di loro il Cavaliere si considera una vittima e un perseguitato.
La "ridiscesa in campo" è dettata quindi dalla necessità impellente di mantenere, e se possibile rafforzare, il presidio parlamentare da parte del partito-azienda di Mediaset, salvaguardando così gli interessi del suo impero economico dall' "offensiva" della magistratura "bolscevica".
La Sinistra, cosiddetta tale, plaude, silenziosamente, il ritorno del Cavaliere. L'antiberlusconismo, divenuto massimo sistema e sterile progetto politico nel deserto ideologico e programmatico dei post-comunisti, ha reso, paradossalmente, la presenza politica di Berlusconi fondamentale, necessaria, ma soprattutto vitale.
Anche i media gongolano. Tv, quotidiani, radio, giornalisti, salvo rarissime eccezioni, hanno contribuito negli ultimi trent'anni a iniettare nelle vene del già malato corpo italico quella (sotto)cultura che ha permesso al partito-azienda berlusconiano di fare incetta di voti e di consensi. Durante la temporanea assenza politica di Berlusconi, conseguente al crollo del suo esecutivo, si è constatato un sensibile e preoccupante calo delle vendite dei giornali e degli ascolti dei programmi televisivi e radiofonici di approfondimento politico: Monti, la Fornero, i tecnici professori della Bocconi, coi loro modi freddi e formali, non piacciono, non tirano, non fanno vendere. Berlusconi, al contrario, fa sempre notizia.
L'Europa è terrorizzata dal ritorno del Cavaliere di Arcore? Che ce frega! Meno male che Silvio c'è.
Emiliano Lazzeri
La "ridiscesa in campo" è dettata quindi dalla necessità impellente di mantenere, e se possibile rafforzare, il presidio parlamentare da parte del partito-azienda di Mediaset, salvaguardando così gli interessi del suo impero economico dall' "offensiva" della magistratura "bolscevica".
La Sinistra, cosiddetta tale, plaude, silenziosamente, il ritorno del Cavaliere. L'antiberlusconismo, divenuto massimo sistema e sterile progetto politico nel deserto ideologico e programmatico dei post-comunisti, ha reso, paradossalmente, la presenza politica di Berlusconi fondamentale, necessaria, ma soprattutto vitale.
Anche i media gongolano. Tv, quotidiani, radio, giornalisti, salvo rarissime eccezioni, hanno contribuito negli ultimi trent'anni a iniettare nelle vene del già malato corpo italico quella (sotto)cultura che ha permesso al partito-azienda berlusconiano di fare incetta di voti e di consensi. Durante la temporanea assenza politica di Berlusconi, conseguente al crollo del suo esecutivo, si è constatato un sensibile e preoccupante calo delle vendite dei giornali e degli ascolti dei programmi televisivi e radiofonici di approfondimento politico: Monti, la Fornero, i tecnici professori della Bocconi, coi loro modi freddi e formali, non piacciono, non tirano, non fanno vendere. Berlusconi, al contrario, fa sempre notizia.
L'Europa è terrorizzata dal ritorno del Cavaliere di Arcore? Che ce frega! Meno male che Silvio c'è.
Emiliano Lazzeri